FURTO DELLA GIOCONDA!



L’uomo che rubò la Gioconda

di MValenza

È da un po’ di tempo che fanno notizia  i ritrovamenti, le scomparse e i furti di opere d’arte: quadri che compaiono nell’intercapedine dei muri dello stesso museo in cui era conservati (vedi l’ultimo caso Klimt), oppure un’opera medievale, vedi il Cimabue, scoperta  casualmente (?) nella cucina  di una anziana signora francese (buon pe’ lei). Insomma se ne parla e  l’informazione insieme al pubblico pare siano più  interessati alla notizia in se che all’opera. Comunque, siamo in un epoca dove anche uno che suona ai campanelli fa notizia, per cui bene purché se ne parli. Ma se facessimo una classifica, qual è stato il furto che ha fatto maggior scandalo? Qual è stata l’azione furtiva degna del film Ocean’s Eleven ?  A queste domande, forse, c’è un evento, una notizia, che ci riporta nel lontano 1911  a Parigi, che all’epoca era il centro del mondo e che si svegliò senza uno dei quadri più importanti: La Gioconda.
La mattina tra le 7 e le 8 del 22 agosto  fu subito chiaro che il quadro di  Leonardo da Vinci era stato rubato. Varie ipotesi furono fatte arrivando a pensare anche a Picasso ed Apollinaire di essere i mandanti del furto. Ma, a rubare l’opera, non fu nė un ladro professionista nė un artista, ma un imbianchino italiano, Vincenzo Peruggia, che lavorava saltuariamente per il Louvre. Vestito con abiti da lavoro, Peruggia entrò quella mattina  con in mano una cassetta degli attrezzi. Semplicemente si diresse verso l’opera, si assicurò che attorno non avesse nessuno, si sbarazzò della cornice e impacchettò il quadro,  e uscì fischiettando dal museo (magari l’Inno di Mameli). Più semplice che rubare caramelle a un bambino. Se questa prima parte pare assurda la seconda lo è ancora di più.  Il nostro Lupin dopo aver provato a vendere il quadro senza successo ad un antiquario londinese, lo tenne nella su abitazione sotto un tavolo per due lunghi anni fino a quando, spinto da spirito patriottico e da interessi economici,  prese una decisione: avrebbe riportato la Gioconda a casa, in Italia, agli Uffizi.  - Per inciso, la casa legittima della Gioconda è  la Francia dove Leonardo moribondo la donò a Francesco primo nel 1519 -.  Fatto sta che  il nostro ladro prese contattò un un antiquario fiorentino e successivamente partì per Firenze, arrivando nel dicembre del 1913. Nella città toscana si sistemò in un modesto hotel nei pressi della stazione e aspettò l’appuntamento. Neanche a dirlo, l’antiquario e il direttore degli Uffizi andarono all’appuntamento accompagnati dalla polizia che sequestrò il quadro  e arrestò  il povero Peruggia.  La Gioconda dopo esser stata esposta a Firenze e a Roma ritornò in Francia, nella sua parete del Louvre con maggior fama di prima. Oggi, anche grazie a quel furto, è l’opera più famosa del mondo. Un ritratto dallo sguardo sfuggente, l’aureola dorata e dal qual sorriso che, chissà, dopo l’avventura di quasi un secolo fa, è ancora più percepibile.

MValenza2020


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