LE PAGELLE DI DALÌ
LE PAGELLE DI DALÌ
di MValenza
Una cosa accomuna i programmi televisivi, musicali, culinari, e perfino le partite di calcio: un giudizio tradotto in termini numerici. Un voto insomma o meglio una valutazione che qualcuno, giornalista o giudice, da sulla base della performance resa dal soggetto sotto esame. Se si pensa bene, gran parte della nostra vita è piena di valutazioni: a scuola con le pagelle dei professori, all’università con gli esami, a lavoro con i rapporti valutativi. Insomma, c’è poco da fare, siamo fatti per essere valutati. Ma c’è qualcosa che sfugge da questa necessità dell’uomo? Si, qualcosa fortunatamente che si svincola dalla rigide impalcature della valutazione esiste, ed è l’arte. Infatti, come fai a valutare del tutto un quadro, ad esempio, di Picasso? Su cosa basi la tua valutazione? Sulla rassomiglianza al naturale? Sull’emozione che ti restituisce? O ancora sulla composizione? Qualsiasi metro si usi, una parte dell’opera rimarrà fuori. Ma c’è una personalità che ha provato ad analizzare, non le opere, ma alcuni artisti classificandoli con delle valutazioni numeriche. Queste pagelle artistiche andavano da 0 a 20 e l’artista che le ha pensate è Salvador Dalì,. L’artista poliedrico spagnolo, oltre che a dipingere ha anche scolpito, collaborato con il cinema e ha scritto dei libri, tra cui Diario di un genio. In questo testo, Dalì - umilmente -, giudica dal suo punto di vista, dieci artisti, tra questi: Leonardo da Vinci, Raffaello, Vermeer, Velasquez, Manet, Picasso Mondrian) e anche, modestamente, se stesso. Questi artisti sono valutati seguendo questi parameri: tecnica, ispirazione, colore, disegno, genio, composizione, originalità, mistero, autenticità. In questa classe immaginaria i primi della lista sono Raffaello, Leonardo, Velasquez e Vermeer con una media di 18/20, seguono Dalì e Picasso con la media di 16/20, mentre gli ultimi sono Manet con una media di 3/20 e Mondrian, bistrattato, con solo 0,5/20. Ma queste valutazioni più che valutare gli artisti ci chiariscono, goliardicamente, i gusti dell’artista spagnolo, evidenziando l’amore verso i pittori classici come Raffaello e Vermeer e dichiarando senza mezzi termini la poca ammirazione verso il pittore astratto Mondrian. Dunque Dalì, nonostante il suo tentativo, non riesce a rinchiudere in uno schema né gli artisti né tantomeno le loro opere. Non ci riesce perché l’arte, come detto, sfugge a qualsiasi etichetta e a qualsiasi gabbia. Ci sono opere che in un primo momento non ti colpiscono ma che riscopri con il tempo, artisti che hanno significato un punto di riferimento in un determinato periodo e che con il tempo perdono tale importanza. Insomma l’arte, per la sua natura sfuggente, appare non etichettabile, perché è qualcosa fatta “solo” per essere pensata dall’artista, tradotta attraverso un mezzo ed essere ammirata dal pubblico.
MValenza 2020
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