L'UOMO CHE DIPINSE LA SOLITUDINE



L'UOMO CHE DIPINSE LA SOLITUDINE

di MValenza 

Strade vuote, scuole e musei chiusi, partite annullate. No, non si tratta di un film ispirato al romanzo 1984 di Orwell ma di paesaggi, o meglio, di situazioni che l’Italia tutta sta vivendo un questo momento difficile. Un momento in cui siamo chiamati, doverosamente e giustamente, a rinchiuderci nelle nostre case per contenere il diffondere del Covid - 19, evitando di portare al collasso gli ospedali. Ed ecco che tutto viene fermato. Dalla vita commerciale a quella dei rapporti interpersonali: incontri tra amici, routine giornaliere, uscite programmate. Tutto annullato. Tutto ridotto all’essenziale a causa di un virus che ci impone di stare nelle nostre abitazioni senza contanti fisici con l’esterno. Chiusi in casa e chiusi in noi, assaporiamo un chiaro e netto senso di impotenza verso un nemico talmente piccolo eppure così micidiale. Un senso di solitudine che raramente avremmo immaginato e che forse, finito tutto, difficilmente avremo la possibilità si ritrovare. Un sentimento difficile che spesso non lo si racconta, lo si vive. Ma tale sensazione la si può riscontrare nelle opere d’arte grazie alla sensibilità dell’artista che ce la rende lampante ai nostri sensi. Tra gli artisti che con maggiore vigore ha saputo trasmettere tale sentimento troviamo Edward Hopper. L’artista americano ha saputo descrivere l’angoscia di un paese, l’America, che inizia a rendersi conto dell’alienazione dei sui abitanti prodotta dal progresso. Le opere di Hopper, attraverso una pittura analitica e realistica, mettono in luce scene tratte dalla vita americana. Ecco che i temi raffigurati diventano: strade deserte abitate da soli lampioni al neon, stanze con soggetti solitari che scrutano una finestra, coppie asettiche che abitano stanze illuminate da una luce fredda, o ancora interini di locali dove la vita si è cristallizzata. Soggetti questi che da banali si trasformano, raccontando una realtà altra, una dimensione in cui qualcosa sta accadendo ma che non muta, rimane ferma all’infinito. Opere in cui la solitudine diventa angoscia e si mischia a un silenzio assordante diventando il tema predominante che mette in luce tutta l’alienazione dell’uomo moderno. Opere queste, che ci fanno interrogare sui rapporti tra gli individui e sul continuo divenire del tempo che scandisce giornate sempre uguali. Domande che certamente, in questi giorni particolari, siamo costretti a porci diventando cosi dei personaggi della poetica di Hopper. Così, oggi, anche le nostre strade sono vuote, i luoghi di aggregamento sociale chiusi. Le scuole non sono state più silenziose e noi come i personaggi dipinti dall’artista americano, avendo a che fare con l’angosciante situazione che ci circonda, lanciamo uno sguardo malinconico oltre la finestra, chiedendoci ogni giorno quando tutto questo finirà.
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