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di MValenza

Quando un virus contagia l’arte Sono di questi giorni le notizie che il COVID-19, virus diffuso in Cina lo scorso anno, si sta diramando anche in Italia gettando preoccupazione (troppa?) lungo tutta la penisola. Una notizia che ha scosso opinione pubblica, acceso gli animi dei catastrofisti, fermato uffici, partite, scuole e dato ispirazione a giornalisti che di questo passo presto annunceranno l’apocalisse. Insomma, vige un clima isterico che ci rimanda dritti nel Medioevo quando la peste nera, quella si apocalittica, dimezzava popoli e comuni. Un’epidemia, quella medievale, che non ha risparmiato nessuno: papi, re e popolani. Pestilenza che per questa sua azione famelica, oltre a terrorizzare popoli (meno certamente del corona virus eh) ha ispirato Boccaccio a scrivere il Decamerone e diversi pittori a dipingere il tema del Trionfo della Morte. Tema iconografico questo che inizia a comparire nei primi anni del Trecento in ambienti religiosi, dove spettatori terrorizzati venivano ammoniti sul dramma terrificante della peste che trovava l’unico vaccino nella preghiera e in Dio. Tra le tante, un ‘opera che può essere presa come esempio sono gli affreschi che Buonamico Buffalmacco ha realizzato per le pareti del Campo Santo di Pisa. Realizzati negli anni Trenta del Trecento questi dipinti - da poco restaurati e visibili – mostrano varie scene quali: La Tebaide, Il Giudizio Universale e infine il Trionfo della Morte. In questo ultimo tema l’artista, con una fantasia tutta medievale, ci mostra due episodi riconducibili al tetro tema. A sinistra si vede la scena dell’incontro dei tre vivi con i tre morti, in cui tre cavalieri riccamente bardati di tutto punto incontrano nel loro percorso tre bare aperte che conservano tre cadaveri in stati di conservazione differenti: dal morto “di giornata” (Igor docet) a quello in decomposizione a quello ormai ridotto a uno scheletro. L’altro episodio , che appare nella parte centrale e di destra dell’affresco, vede in alto sullo sfondo, la battaglia tra demoni e angeli che si contendono le anime dei morti, mentre in basso, in un brullo paesaggio, il famelico passaggio della Morte. Questa, rappresentata da una vecchina alata dai capelli bianchi, ha già decretato la fine di nobili e popolani , e vola diretta verso destra dove delle dame, senza apparente paura, vivono l’elegante vita di corte. L’azione della morte, diplomaticamente, non risparmia nessuno, tutti sono investiti da essa: papi, re, nobili e poveri. Scene che trasmettevano una grande paura e che rappresentavano, in assenza di giornali e internet, l’unica informazione disponibile che poteva raccontare il macabro potere della peste. Informazioni che facevano tremare l’uomo medievale, fermavano la vita quotidiana di un paese. Paure e drammi che sono ricollegabili all’oggi, dove, al posto degli affreschi di Buffalmacco, sono i giornali e le fake news che ci allarmano, facendo nascere una cosa ben più pericolosa del Coronavirus stesso: la pausa . La paura che ti porta a svaligiare supermercati e farmacie, paura che ferma la cultura con la chiusura di teatri, musei e scuole, la paura che ti riporta indietro nel Medioevo, dove, spesso, alla ragione era preferita la superstizione e dove il cittadino preferiva affidarsi più alla chiacchiere che alla conoscenza.

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